11-12-2003 11:33
Alemanno si schiera con le Regioni OGM-Free
Questo orientamento sembra essere abbastanza condiviso, nella sostanza, anche dagli organi direttivi di Bruxelles. Lo confermerebbe il fatto che l'Unione Europea (UE) ha già chiesto ai singoli Paesi di legiferare sulla convivenza tra agricoltura OGM, convenzionale e biologica. Una richiesta che, di fatto, annulla implicitamente il diritto di uno Stato membro dell'UE di vietare sul proprio territorio l'agricoltura OGM. Infatti, come si può vietare una cosa che è stata regolamentata? Per fortuna, esiste però anche un altro punto di vista sull'argomento. Un gruppetto di Stati europei capitanati dall'Italia si sta battendo per riportare il dibattito sugli OGM lungo il binario di una più attenta valutazione delle problematiche scientifiche, sanitarie e produttive. Pur tralasciando i legittimi sospetti sulla salubrità di prodotti OGM (nessuno studio scientifico ne evidenzia la pericolosità per l'organismo umano ma, al contempo, nessuno studio esclude tale pericolosità), i coltivatori italiani bollano letteralmente come "folle" l'idea che sia possibile far convivere su territori ristretti coltivazioni OGM, convenzionali e biologiche. L'ipotesi UE, infatti, sarebbe quella di un modello ideale in cui, fianco a fianco, separati magari dal classico steccato di legno, convivono in perfetta armonia e separazione coltivazioni OGM e non-OGM.
Peccato, tuttavia, che i semi siano per loro natura mobili, che tendano a spargersi su vasti territori e che, a meno di isolare le coltivazioni in grandi bolle di vetro, i campi non-OGM verrebbero inevitabilmente e brutalmente invasi dai semi OGM in brevissimo tempo. Soprattutto in un territorio come quello italiano, dove le caratteristiche orografiche rendono praticamente impossibile separare le zone OGM da quelle non-OGM, se non per grandi porzioni di territorio. Porzioni grandi come le Regioni, ad esempio. Ecco perché, Puglia, Piemonte, Lazio, Toscana e Marche hanno già dichiarato i loro territori "OGM-Free", liberi da coltivazioni OGM, approfittando del vuoto normativo della legislazione nazionale per regolamentare in forma autonoma questo delicato settore. Nessuna di queste Regioni, infatti, vuole correre il rischio che, anche a causa di una singola azienda OGM, tutte le altre possano essere contaminate da semi geneticamente trattati, oppure costrette a investire in costose e non sempre efficaci contromisure per l'isolamento dei campi.
Subito sono piovuti applausi dalle organizzazioni di settore (in prima fila la Coldiretti), dai sindacati, dall'AIAB (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) e dalle associazioni ambientaliste. Sebbene il Governo stia ancora valutando le conseguenze dell'iniziativa delle Regioni (in primis, le ripercussioni sui rapporti con Bruxelles e il problema della competenza legislativa statale o regionale sul tema OGM), si è già apertamente schierato con il fronte del "no" agli OGM anche il Ministro delle Politiche Agricole Gianni Alemanno. La sua posizione è chiara. Anche se le direttive europee sulla libera concorrenza tra OGM e non-OGM vanno applicate, deve essere prima risolto il problema delle garanzie per i coltivatori che vogliono evitare contaminazioni impreviste e delle responsabilità in caso di contaminazione (chi paga il danno?). Per questo, Alemanno, pur condividendo i dubbi del Governo, ritiene logico che, in un quadro di carenza normativa e per tutelare la salute del cittadino-consumatore, anche le Regioni italiane abbiano il diritto-dovere di muoversi autonomamente per prevenire l'uso indiscriminato di Ogm sul proprio territorio.