4-02-2009 16:34

Cerchiamo te!

 

Quale energia per l'Italia?

Risparmio, ambiente, autonomia e tecnologia domande e risposte in continua evoluzione.

di Giancarlo Sforza

È fuor di dubbio che anche per questo argomento, come per tutti gli altri temi importanti per l'Italia, negli ultimi venti/trenta anni non si è fatto nulla. 

Dopo la crisi degli anni settanta si cercò di risolvere il problema producendo energia dal nucleare ma una campagna referendaria, giocata in maniera strumentale, convinse gl'italiani a rifiutare tale fonte energetica.

Dopo di allora il vuoto!

Oggi gli stessi oppositori al nucleare di allora recitano il mea culpa e propongono un massiccio impegno (economico e della ricerca) per il ritorno al nucleare.

Nella sostanza, sull'onda di un'economia che si prometteva florida, si continuò ad utilizzare il greggio come fonte principale per la nostra produzione energetica.

Frattanto, per alcuni problemi sono state trovate soluzioni tecnologiche, per altri stiamo vivendo una fase di ricerca avanzata ma ve ne sono alcuni che sono divenuti più pressanti.

Nel gran dibattito che si svolge intorno a questo argomento, purtroppo, si sente un poco di tutto ... e qualcosa di troppo.

Qualche tempo fa ci fu, in particolare, la proposta che intendeva vincolare, per tutto l'anno e su tutto il territorio nazionale, l'utilizzo delle auto a targhe alterne. Considerando che per i trasporti in Italia s'impegnano i 2/3 del petrolio comprato il fine risulta, ovviamente, quello di ridurre il consumo di energia derivata dal petrolio e, quindi, la relativa spesa. Con la stessa filosofia si potrebbe suggerire ai fautori di tale pensiero di proporre agl'italiani di tenere spente le lampadine, gli elettrodomestici e lo scaldabagno di casa, a giorni alternati.

Ma s'invita a porre la dovuta attenzione su chi, invece, ha cercato d'affrontare l'argomento con onestà intellettuale, mettendo sul tavolo della discussione un più ampio ventaglio di soluzioni, percorribili. Tra cui il nucleare.

La Francia, che non ha mai rifiutato tale fonte energetica, oggi ha 59 impianti per una produzione totale di oltre 63,6 GWenet e ci vende l'energia elettrica così prodotta. La stessa Germania, nonostante i proclami dei vari governi verdi, non ha ancora disattivato alcuno dei suoi 18 impianti che producono 20,6 GWenet. Poi ci sono gli USA con 104 impianti, per una produzione da leader mondiale di oltre 98,8 GWenet (il neo presidente, Obama, ha anticipato il massiccio ritorno al nucleare), il Giappone con 52 impianti e 43,9 GWenet, ed, infine, la Finlandia che ha appena realizzato la sua quinta centrale nucleare, per la produzione di energia elettrica. Quest'ultima esperienza è piuttosto importante per noi perché c'insegna che per una moderna (si legga: efficiente e sicura) centrale sono necessari più di dieci anni. In quel Paese!

Nel frattempo, molti investimenti sono stati fatti nella ricerca e sperimentazione per lo sfruttamento delle energie alternative e rinnovabili. Eolico, fotovoltaico, da biomasse, termica, geotermica e da idrogeno.

Parecchie di esse stanno già dando il loro piccolissimo contributo (non si è ancora ben capito se in termini positivi o negativi): 7,2% del fabbisogno energetico nazionale; mentre per altre si è in una fase ancora embrionale. Ma proprio queste ultime sembrano avere qualche opportunità in più!

Nel mentre, molte case automobilistiche fanno girare i primi prototipi di auto ad idrogeno, qualche comune italiano ha già istallato la sua prima pompa per il rifornimento delle vetture e la Regione Lombardia sta facendo molti investimenti in tal senso.

A detta dello stesso prof. Rubbia, già Presidente dell'ENEA e premio Nobel per la Fisica, fra 10 anni l'idrogeno potrà rappresentare l'alternativa, economica ed ambientale, al petrolio.

Già perché la questione legata al petrolio non ha solo risvolti economici o geopolitici, ma presenta anche importanti ricadute ambientali, in particolare legate all'inquinamento dell'aria. E non solo.

Basti pensare al traffico su gomma che, alimentato con derivati del petrolio, inquinano l'aria delle nostre città.

I costi ambientali esterni ammontano ad alcuni punti percentuali del PIL!

Il settore energetico, nel suo complesso (produzione di energia elettrica, consumo dei carburanti, etc.) contribuisce per il 95% alla produzione totale di anidride carbonica.

A questo punto, a nostro avviso, sul ritorno al nucleare, verso il quale non siamo contrari per motivi di principio, appare necessario avviare un sano ed approfondito dibattito. Ne dobbiamo discutere serenamente, per non rifare, in maniera del tutto speculare, lo stesso errore commesso con il referendum del 1987: rimandare la soluzione del problema.

Mentre qualcosa c'è già oggi.

È necessario, ancora una volta, volare alto, avere il coraggio di programmare il nostro futuro. Investire risorse per la realizzazione di una centrale nucleare, dopo che per oltre venti anni la nostra scienza e la nostra industria non si è occupata di questo settore, può significare togliere quelle risorse alla ricerca ed allo sviluppo per la produzione di energia alternative ed, in particolare, a quelle derivata dall'utilizzo dell'idrogeno. Un settore nel quale potremmo divenire leader (come lo siamo stati per il nucleare e come stanno cercando di fare l'Amministrazione regionale lombarda e l'ENEA) uscendo, finalmente e definitivamente, dal tunnel della dipendenza geopolitica dei paesi arabi.

Abbiamo già intrapreso questa strada, incentivando l'acquisto di auto a GPL o metano promuovendo la realizzazione dei termovalorizzatori, aumentando le risorse per la ricerca e lo sviluppo dell'idrogeno, ma si avverte sempre più la necessità di maggior vigore per iniziare a scrivere il nuovo capitolo della nostra storia economica.

Un nuovo capitolo per l'ambiente in cui viviamo e ove cresceranno i nostri figli!

 

 

Molti altri articoli sull'energia nella sezione Sviluppo Sostenibile