11-12-2004 11:53

Il silenzio dei Verdi del Lazio sulla devastazione del litorale romano

E' quanto meno urgente e necessaria l'attivazione dell'iter parlamentare del disegno di legge n. 3114 presentato il 23 settembre scorso al Senato dal senatore Lucio Zappacosta sulla "Istituzione del Parco nazionale del Litorale romano". L'idea di mettere sotto un'unica gestione "nazionale" la Riserva naturale statale del litorale romano e l'area marina protetta delle Secche di Tor Paterno, costituirebbe infatti un notevole strumento di tutela più idoneo ed adeguato rispetto a quanto si evince dalla situazione attuale. Ai Verdi del Lazio e al loro capogruppo alla Regione, Angelo Monelli, vogliamo ricordare che il suo recente "tour" nella pineta di Castelfusano per denunciare la presenza di baraccopoli, rifiuti, aree degradate, ha tutta l'aria di un'azione da piena campagna elettorale. Con i soliti slogan di un ambientalismo catastrofista i Verdi cercano, infatti, di portare consensi al loro mulino tramite azioni di denuncia e richiami alle Istituzioni perché intervengano urgentemente per porre rimedio a gravi situazioni di degrado.

Dovrebbero invece ricordare (ma a quanto pare di questi tempi la memoria non li aiuta) che in tempi non recenti (1998), la nostra Associazione fece pervenire al Presidente verde della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite on. Massimo Scalia, un voluminoso dossier avente per titolo "Ostia: rifiuti e degrado"  tramite il quale denunciò quanto oggi fa Bonelli e molto di più, facendo seguire al Dossier una serie di denunce, alla Magistratura romana relativamente agli incendi di rifiuti nella riserva, alla presenza di rifiuti pericolosi, alle baraccopoli, alle 30 discariche abusive censite e localizzate con specifica mappatura, all'uso scriteriato di pesticidi non consentiti dalla legge istitutiva della Riserva, all'incendio del luglio 2000 nella pineta di Castelfusano.

Quindi, nulla di nuovo sotto il sole, per ciò che riguarda Castelfusano e Procoio. Noi siamo dell'avviso, e la politica del Ministero dell'Ambiente lo conferma, che i Parchi e le riserve marine debbano costituire occasione di sviluppo sostenibile fondato non solo sulla tutela e sui divieti ma anche sulla possibilità di creare e produrre ricchezza con la proposizione e realizzazione di "progetti concreti" che diano una mano al sociale con nuova occupazione e contribuiscano a creare una sana economia. Per la verità, all'interno e nelle aree limitrofe della riserva naturale statale del Litorale romano, con la gestione Rutelli e più recentemente con quella Veltroni non abbiamo assistito alla creazione di ricchezza ma solo ad azioni di degrado (persino le moto entrano nella riserva !!!!) e ci chiediamo quindi quali benefici abbia portato alla popolazione locale, agli ospiti, ai visitatori, l'ambientalismo verde del Comune basato sulla politica del divieto e del "no" preconcettuale ad ogni iniziativa di sviluppo all'interno della riserva. Non sarebbe il caso, a tal proposito, di attivare iniziative agrituristiche, imporre in maniera più decisa il divieto "effettivo" dell'uso di pesticidi a favore di una agricoltura biologica, di ripristinare le emergenze archeologiche romane soffocate ormai da rovi, erbacce e quant'altro, di imporre all'attuale proprietà efficaci e reali (non solo di facciata) azioni di bonifica delle aree contaminate e compromesse dalla presenza di rifiuti di ogni genere? Molte e di segno positivo sono invece le novità che giungono dalla Giunta regionale del Lazio che ha aumentato (ma i Verdi non lo vogliono ammettere) la superficie delle aree protette, segno questo di  un nuovo vento di politica ambientale fondata su una reale sostenibilità.

Però, limitarsi alle baraccopoli per denunciare l'emergenza ambientale nella riserva, è assai limitativo perché è come bendarsi gli occhi per non vedere ciò che si sta perpetrando ai danni dei cittadini e dei fruitori dell'area verde in altre zone della Riserva. Come ambientalista da sempre attento a monitorare il territorio del litorale, specie quello delle aree verdi , voglio infatti ricordare che le "gite" nella Riserva, i Verdi dovrebbero effettuarle anche nell'area di Via della Villa di Plinio in piena Castelfusano dove sabato 15 gennaio scorso abbiamo costatato con alcuni amici dell'Associazione, tramite sopralluogo ben documentato con video e foto digitali, che in questi giorni sta effettuandosi uno scempio ambientale di rilevanti dimensioni con taglio scriteriato di pini sani, con distruzione del sottobosco costituto da essenze protette (specialmente pungitopo) e di piante di leccio. Tali specie arboree sono state letteralmente massacrate dai mezzi che segano i pini e dalle cataste dei tronchi tagliati e ammucchiati sugli alberi sani e sulla vegetazione del sottobosco con incuria e con irresponsabilità inaudite. Piacerebbe sapere alla nostra Associazione qual è l'utilizzazione finale dei pini tagliati e quali gli interessi in gioco legati al programma di pulizia del bosco. A fronte di legittimi interventi di pulizia del bosco che creano occupazione e sviluppo sociale non si può e non si deve trascurare la tutela ambientale e soprattutto si deve evitare che le specie protette siano letteralmente devastate. Questo sì che è sviluppo "insostenibile".

Per concludere, vorrei chiedere a tutti gli amici ambientalisti che operano sul litorale romano, cosa ci sanno dire dei numerosissimi  pini (circa mille) che saranno abbattuti per far posto, secondo il nuovo Piano regolatore del Comune di Roma alla strada che collegherà Cineland all'ospedale Grassi e questo al lungomare Caio Duilio, attraversando una porzione della pineta di Procoio a ridosso degli uffici della Polizia di Ostia, delle scuole (es. Faraday) e delle abitazioni civili? Non sarebbe il caso di parlarne in maniera più approfondita e costruttiva per trovare soluzioni alternative? Noi ne abbiamo qualcuna da proporre e ci piacerebbe confrontarci pubblicamente e non solo sul giornale. E' deprimente costatare l'incoerenza di un certo ambientalismo rosso-verde: Roma città soffoca per lo smog, il Comune di Roma, gestore della riserva del Litorale romano, distrugge e riduce le sue aree verdi.

E' giunto il tempo di cambiare mano con l'approvazione del disegno di legge n.3114 !