Industria&Ambiente

Per parlare di Taranto in termini di azioni sostenibili a breve e medio termine, è necessario partire dal presupposto che l'economia tarantina sarà fortemente caratterizzata anche per i prossimi anni dal comparto siderurgico e dalla raffineria. In questo scenario, l'adeguamento eco-compatibile degli impianti industriali è una tappa fondamentale, resa ancor più urgente a seguito della accertata presenza di diossine in cinque allevamenti tarantini. La revoca della costituzione di parte civile di Comune e Provincia nel processo sui parchi minerali ha aperto la strada ai vari atti d'intesa che, in qualche modo, hanno stretto la grande industria ad accelerare sull'adeguamento degli impianti alle B.A.T. Nonostante la competizione dell'acciaio cinese e le difficoltà di reperimento delle materie prime, la tecnologia italiana è ancora in grado di sostenere i mercati. Sul Cronoprogramma ILVA abbiamo espresso la necessità di rimodulare i tempi programmati, soprattutto in merito alla riduzione delle diossine sulla linea di agglomerazione. Ma l'impegno deve venire soprattutto dalle istituzioni pubbliche: Taranto è ad oggi una città industriale di rilevanza strategica priva del Registro Tumori, unico strumento per dimostrare che l'aumento di leucemie acute, mielomi e linfomi in area ionica deriva da alterazioni del sistema immunitario. Anche sui valori
limite delle diossine, che in Friuli Venezia Giulia sono già adeguati alla legislazione comunitaria, è il Ministero dell'Ambiente che può e deve, in sede di rilascio della autorizzazione integrata ambientale, fissare valori più stringenti.
Quando è nata, "Ambiente e/è Vita" ha voluto rappresentare un punto di discontinuità nello scenario dell'ambientalismo più estremo. La nostra azione ruota intorno al concetto di sviluppo sostenibile, quello che vede l'uomo al centro del sistema ambiente. L'obiettivo che ci proponiamo è quello di pianificare azioni mirate ad impedire che il vantaggio di pochi si trasformi in danno alla collettività. Il progresso scientifico e tecnologico ci impone di andare avanti: la chiave di volta sta nel trovare le soluzioni possibili rispetto allo scenario attuale. Cerchiamo di farlo analizzando la realtà dei problemi. Nei Comuni più avanzati, la differenziata, oltre il 30% non risolve il problema dei rifiuti; il problema è il restante 70% che, ogni giorno, deve essere smaltito in sicurezza. Cerchiamo di dimostrare che è possibile costruire un termovalorizzatore o un depuratore in pieno centro cittadino ed esiste la tecnologia per far si che di quella presenza non se ne avverta neanche l'ombra. Si parla di rinnovabili, di fotovoltaico di seconda generazione e di film sottile: sono tecnologie da incentivare e sostenere. Ma il Paese ha bisogno ogni giorno della potenza di base: migliaia di Megawatt che solo le gradi centrali possono assicurare. Questo non significa non investire sulle rinnovabili; ma al momento non risolvono il problema; chi afferma il contrario strumentalizza l'opinione pubblica. La crisi energetica investe il nostro Paese più che altri, anche per la scelta fatta di uscire totalmente dal nucleare. Tanti giovani ricercatori sono stati costretti a fare le valigie e continuare la loro ricerca all'estero. Tornare al nucleare in Italia significa rilanciare la ricerca, diffondere tra la gente la conoscenza della terza e quarta generazione; sapere che, tra tante difficoltà economiche, c'è un gruppo di ragazzi a Frascati, che cercano di costruire un pezzo di sole in una stanza. È la fusione nucleare, quella senza scorie: in Italia dura pochi secondi; in America sono già nell'ordine di minuti. Non sono le nuove centrali che devono allarmarci, ma le centinaia di vecchie centrali in tutt'Europa, a carbone o ad olio combustibile, che sparano in aria ogni anno tonnellate di CO2 delle quali possiamo anche farne a meno. Su questi temi abbiamo il dovere di riflettere, per non farci travolgere dai cambiamenti economici che l'esaurimento del petrolio determinerà nei prossimi anni, in un futuro che, purtroppo, è già iniziato.


Il Segretario Provinciale
Mauro Capasa