3-07-2008 15:35

La ricetta di Ambiente eč Vita per i Parchi

Defiscalizzare gl'investimenti dei privati ai fini della vivibilità sostenibile ed ecocompatibile dei parchi d'Italia.

Sonia Giglietti, Vice Segretario Nazionale di Ambiente eè Vita : "Pensiamo - ha spiegato Sonia Giglietti - alla possibilita' per i privati di investire risorse per progetti che incoraggino la vivibilita', sostenibile ed ecocompatibile, dell'immenso patrimonio naturalistico del nostro Belpaese. Sarebbe immaginabile studiare anche un sistema di incentivi fiscali o di defiscalizzazione per le risorse destinate a tale scopi. Cio' non segnerebbe in alcun modo un arretramento dell'amministrazione pubblica nel controllo di parchi e riserve, anzi i trasferimenti pubblici e il personale potrebbero essere impiegati proprio per incrementare la sorveglianza e per realizzare gli interventi infrastrutturali indispensabili alla difesa e alla corretta fruizione del patrimonio ambientale.

Gestione e promozione ai privati, controllo e sviluppo al pubblico.
E' questa la nostra ricetta".

 

Sergio Bisiani, Segretario Regionale di Ambiente eè Vita Friuli Venezia Giulia: "L'apertura della Prestigiacomo verso una privatizzazione delle Aree protette, se mirata a renderle economicamente autosufficienti e capaci di autopromuoversi con una offerta di qualita' sia in termini ambientali che culturali e sociali, non ci coglie impreparati, anzi... e' da tempo che ne parliamo, non soltanto in Italia... e un pensiero va all'amico Foscari e al suo progetto "Vivere il bosco", che lui imposto' - anche a tutela delle foreste e della fauna che ospitano - proprio partendo da questi presupposti e coinvolgendo i piu' importanti imprenditori forestali privati della Carinzia.
In un mio intervento - pubblicato anche sulla stampa nazionale - riprendevo i concetti di un bel libro recensito su "Il Secolo d'Italia" e uscito qualche anno fa con un titolo significativamente provocatorio "Privatizziamo il chiaro di luna".
Il principio sembra banale: se un bene e' di tutti rischia di non essere di nessuno e le responsabilita', in termini di conservazione, gestione e fruizione diventano indefinite e difficilmente individuabili, quindi il bene diventa "a rischio", per l' irresponsabilita' collettiva. Se viceversa quel bene e' di qualcuno, questo qualcuno sara' interessato a  promuoverlo, conservarlo, tutelarlo e renderlo produttivo anche economicamente, ma quel qualcuno non puo' muoversi all'interno di sovrastrutture pesantemente condizionate politicamente e soggette a vincoli legislativi ed operativi che ne penalizzano le iniziative, come sovente e' avvenuto in Italia per gli Enti gestori di Parchi e Riserve, altrimenti si ritorna praticamente all'essere di tutti, ossia di nessuno!
Portavo all'epoca degli esempi che ritengo ancora validi: gli elefanti dello Zimbawe che - affidati alle tribu' presenti sul territorio, con la licenza di prelevarne selettivamente quanto strettamente necessario alla sopravvivenza delle tribu' stesse - sono cresciuti rapidamente di numero e sono stati sottratti al bracconaggio e al rischio di estinzione, contrariamente a quanto avveniva in altri paesi, come il Kenia, dove nonostante i numerosi programmi di protezione e le pesanti sanzioni previste per i bracconieri e i cacciatori di avorio, gli abbattimenti indiscriminati sono continuati sistematicamente per anni e i branchi di pachidermi continuano ad essere a rischio.
Altro esempio il salmone artico alla cui conservazione - finalizzata allo sfruttamento della risorsa ittica - sono stati chiamati proprio i pescatori norvegesi. L' oculata gestione del prelievo ha creato un rapido ripopolamento di acque dove la specie sembrava scomparsa, una crescita tale da dover essere moderata per non avere un effetto dannoso sull'economicita' delle attivita' di pesca.
Fummo allora rimbeccati dai soliti depositari di ogni verita' ecologista, che si annidano nelle blasonate holding ambientaliste dell'aria fritta su carta patinata, immotivatamente perchè siamo stati tra i primi a denunciare i danni indotti da un asservimento alle leggi del mercato, globalizzato o meno che sia, e siamo da sempre fautori di un corretto e razionale governo delle politiche di conservazione e tutela e, nello specifico, lo saremmo del puntuale controllo della gestione privata delle aree protette, tanto quanto delle risorse ambientali, architettoniche, archeologiche, artistiche e culturali di cui e' ricca l' Italia, al fine di garantirle da possibili forme di inaccettabile speculazione.
E' una sfida che ci appassiona e da affrontare con coerenza, serieta' e competenza ... doti che certo non mancano nel nostro mondo associativo, incernierato sulla centralita' di un Uomo capace di coniugare tutela e sviluppo attraverso un corretto rapporto "etico" con il Creato di cui sappia essere  fruitore, ma anche garante e custode.